Il Museo di Informatica e Storia del Calcolo |
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l' Istituto Comprensivo di Pennabilli |
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Presentano la mostra didattica |
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PRESENTAZIONENel fare “geometria” ci occupiamo di figure con l’intento di individuarne le proprietà: e così si studiano quadrilateri e sfere, cerchi e piramidi, ma anche punti e rette e piani; queste figure si materializzano con il disegno. Se
la geometria, come sostiene Gonseth, è la scienza delle figure nello
spazio, è necessario che la scuola predisponga situazioni nelle quali
lo studente possa agire, operare, modificare, sperimentare; occorre
che l’aula scolastica si trasformi in un laboratorio dove si lavora
anche con le mani, dove si produce, dove l’operatività diventa
un procedimento attivo di ricerca che, a partire da osservazioni,
strutturazioni, esperimenti, porti alla formazione di concetti, al
possesso di procedimenti ed, infine, alla formulazione di regole, di
leggi. D’altra
parte la pedagogia ci insegna che la fascia di età 11-14 anni
corrisponde a una fase critica nella quale il ragazzo manifesta una
certa capacità di generalizzare, di astrarre, di dedurre sempre a
partire, però, da osservazioni e manipolazione di oggetti concreti.
C’è un detto, tramandatoci dai filosofi greci, valido ancora
oggi: “il sapere nasce dal fare”, per diventare “sapiens”
l’uomo deve prima essere “faber”. Il
Museo di Informatica e Storia del Calcolo, che si va
caratterizzando sempre più come museo-laboratorio, come significativo
centro di divulgazione scientifica rivolto al mondo della Scuola e
l’Istituto Comprensivo di Pennabilli, che raccoglie e serve
tutti gli studenti della scuola dell’obbligo dei comuni di
Pennabilli, S.Agata Feltria e Casteldelci (oltre 500 allievi), hanno
stretto un accordo di collaborazione che ha portato,
nell’anno scolastico 2000/01, alla presentazione della mostra
didattica “Fare geometria”. Una
mostra didattica interessante non solo per l’argomento, basilare nel
curriculum di studio di ogni studente, ma anche perché basata sul
“fare”, sull’operatività, sullo sperimentare. E questo
significa per l’insegnante porsi nella classe come animatore,
collaboratore e guida; un processo insegnamento-apprendimento in cui
il docente non è “di fronte” all’allievo ma è “con”
l’allievo e con lui apprende. Una
esperienza che ha coinvolto tutte le classi dell’ex scuola
media e diverse discipline : matematica, educazione tecnica,
scienze, storia, italiano, educazione artistica. La
mostra è strutturata in sei momenti: geopiani, origami, inviluppi,
modelli, poliedri, macchine. Alcuni
cartelloni servono all’inizio a chiarire e a richiamare i principali
termini della geometria e
a distinguere le figure geometriche e riconoscerne i singoli elementi. Entità elementari: punto, linea, angolo Geometria piana: poligoni, poligoni regolari, circonferenza e cerchio Geometria solida: poliedri e solidi di rotazione.
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L’origami è un’antichissima tecnica di origine giapponese che insegna a piegare un foglio di carta, senza mai tagliarlo e incollarlo, per realizzare figure di varia natura e decorazioni. Un modo interessante, ma ancora poco conosciuto, per avvicinarsi alle figure geometriche fondamentali è l’origami geometrico: mediante piegature del foglio di carta, basate su proprietà di simmetria, è possibile ottenere sia figure geometriche piane (forme poligonali, stelle, tassellazioni,…) sia figure geometriche tridimensionali (cubi, poliedri, flexagoni, forme dinamiche,…) e tutto senza usare né la matita né gli strumenti della geometria. L’unica cosa che serve è infatti la carta.
Se
a prima vista può sembrare difficile realizzare forme geometriche
solide usando soltanto la carta senza poterla tagliare o incollare, in
realtà è più semplice e divertente di quanto si immagini. Con la
carta,usando anche la tecnica dell’ ”origami modulare”, gli
allievi hanno costruito:
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figure geometriche piane:quadrato,rettangolo,triangolo,pentagono,
esagono,ottagono -solidi platonici: tetraedro, esaedro, ottaedro,
icosaedro, dodecaedro
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poliedri stellati: tetraedro, ottaedro e icosaedro stellati, esaedro
stellato, dodecaedro stellato
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curve nel piano: parabola, ellisse, circonferenza, iperbole, spirale.
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Gli inviluppi sono composizioni grafiche che utilizzano strutture portanti costituite da una serie di segmenti disposti ordinatamente in modo da offrire l’illusione ottica di un loro movimento di inviluppo. La costruzione grafica inizia con la determinazione della struttura portante che può essere composta da due o più segmenti disposti a piacere. Al termine della costruzione grafica si ottiene una composizione di segmenti molto elegante. I due segmenti di partenza possono anche non essere perpendicolari. Risultati diversi si ottengono modificando le strutture che possono essere costituite anche da vari poligoni. Le curve più interessanti costruite dai ragazzi sono la parabola, la ellisse, l’iperbole, la circonferenza, l’asteroide, la nefroide. Alcune delle curve ottenute come inviluppi di rette si possono anche “ricamare” con ago e fili colorati o su tavolette di compensato leggero sulle quali sono stati predisposti i chiodi fra cui tendere elastici o fili.
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Nell’apprendere
la geometria normalmente un giovane passa attraverso due fasi: in un
primo tempo egli prende suggerimenti e indicazioni dall’esterno ,
dagli oggetti che
lo circondano, poi, guidato dall’intuizione, rielabora le sensazioni
che gli provengono dai sensi e, poco a poco, separa il contingente
dall’essenziale e arriva, infine, alla più assoluta astrazione e al
dominio della logica pura. Si allontana sempre più dagli
“oggetti” per volgere la sua attenzione ai loro rapporti e legami,
alle leggi a cui obbediscono; la geometria guardata non più dal “di
fuori”, ma vista “dal di dentro”. Per aiutare l’allievo in
questo processo è molto utile il ricorso a materiale didattico
specifico, ai cosiddetti “modelli geometrici”.
E’
bene che sia il ragazzo a costruire da se stesso i materiali
didattici: ciò lo costringe a una maggiore attenzione e spesso lo
conducono ad accorgimenti che mettono in luce le proprietà più
significative, le quali, in questo modo, gli si fissano in testa nella
maniera più facile e durevole.
In
questa mostra vengono presentati alcuni modelli, costruiti dagli
allievi, per triangoli, per quadrilateri, modelli per la scoperta
delle proprietà delle isometrie, delle omotetie, per l’equiestensione
delle figure piane, modelli per il teorema di Pitagora ed altro
ancora.
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Un poliedro è un sistema di poligoni ordinari (cioè non intrecciati), detti facce del poliedro, disposti in modo da formare una superficie chiusa che delimita una porzione finita di spazio i cui punti sono i punti interni del poliedro. I lati e i vertici delle facce sono rispettivamente gli “spigoli” e i “vertici” del poliedro.
I
poliedri regolari sono cinque: tetraedro, esaedro, ottaedro,
dodecaedro e icosaedro; sono detti anche “solidi platonici” e già
negli Elementi di Euclide si trova il procedimento di
costruzione mediante inscrizione in una sfera. Dopo Euclide si occupò
di poliedri Archimede che andò alla ricerca di forme poliedriche che
presentassero alcune regolarità; sono noti 13 solidi a facce regolari
detti “poliedri semiregolari” o “poliedri archimedei”. Accanto
a questi esistono altri 13 solidi detti “archimedei duali”. I
poliedri platonici e i poliedri archimedei sono convessi. Se si
rinuncia alla convessità ma si mantiene la condizione che le facce
del poliedro siano regolari e congruenti, si ottiene un altro gruppo
di quattro poliedri regolari ma concavi. Sono i quattro “poliedri
stellati” legati ai nomi di Keplero e Poinsot che per primi ne
diedero una costruzione: purtroppo la loro realizzazione in modelli di
cartoncino non è delle più semplici.
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Nello
studiare le proprietà dei poliedri regolari è interessante
far sperimentare ai ragazzi in quali modi sia possibile combinare i
triangoli, i quadrati e i pentagoni per comporre un poliedro regolare.
Dal triangolo si ricavano tre possibilità: il tetraedro, l’ottaedro
e l’icosaedro; dal quadrato solo l’esaedro, o cubo; dal pentagono
il dodecaedro. Per calcolare il numero delle facce, quello dei vertici
e quello degli spigoli ci serviremo della relazione di Eulero: F+V-S=2
e raccoglieremo i dati in una tabella.
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Nella vita quotidiana ci si imbatte spesso in meccanismi di svariati tipi costituiti da aste rigide tra loro incernierate oppure scorrevoli l’una sull’altra: congegni per aprire porte o finestre, freni delle biciclette, bilance, tecnigrafo, tergicristallo, serratura,ecc. In ciascuno di questi meccanismi ci sono parti in movimento che, interagendo, trasformano un tipo di movimento in un altro. Nel pantografo, ad esempio, se P è fissato e il punto A descrive una curva allora il punto B descrive un’altra curva che ha la stessa forma della prima, ma ingrandita di 2 volte. Le curve più semplici sono senza dubbio la retta e il cerchio. Per tracciare i cerchi si usa il compasso, per tracciare un segmento basta prendere un righello. Desta molta sorpresa negli allievi la scoperta, dovuta a Mascheroni nel 1797, che “tutte le costruzioni che si possono ottenere con riga e compasso si possono eseguire col solo compasso”. Rinunciando alla riga la costruzione diviene più complicata, ma il risultato che si ottiene è più preciso. Un meccanismo per tracciare un segmento rettilineo è il meccanismo di Watt o l’inversore di Peaucellier a 7 aste incernierate. Un altro biellismo che risolve il problema del moto rettilineo è quello descritto da Hart nel 1874.
Nel 1875 Kempe ha dimostrato che qualsiasi curva algebrica può venir tracciata con un biellismo. Ma anche per una curva semplice come una conica il meccanismo può essere molto complicato.
Gli allievi delle classi terze hanno ricostruito il meccanismo di Watt completo(1784), di Tchebyceff (1850) e di Peaucellier (1864) per tracciare le rette, utilizzando le asticine di legno dei gelati collegate con spilli; il quadrilatero articolato per disegnare curve di forme molto diverse; il compasso conico per tracciare una ellisse.
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Per i meccanismi più complessi per il tracciamento di curve si è
fatto ricorso a simulazioni al computer.
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La preparazione della mostra “fare geometria” ha rappresentato, per i ragazzi, una positiva esperienza ed ha coinvolto anche quegli allievi che solitamente hanno difficoltà con la matematica insegnata in modo “tradizionale”. Il trasformare l’aula scolastica in una sorta di “laboratorio di geometria”, dove laboratorio diviene sinonimo di un ben preciso metodo di insegnamento caratterizzato dalla operatività e dalla produttività, significa considerare la matematica quasi alla stregua di una scienza sperimentale e quindi una scienza che si deve costruire sulla base dell’osservazione e dell’esperimento.
Abbiamo esperienza, come insegnanti, che se le nozioni e i concetti sottesi alle definizioni non sono costruiti in modo operativo, non vengono interiorizzate dai ragazzi e non faranno mai parte del loro bagaglio culturale. Conosciamo tutti gli effetti disastrosi di un insegnamento gesso-lavagna.
Ecco allora la necessità, e questa mostra ne è un modesto esempio, di ricorrere sempre e comunque ad attività di tipo sperimentale che investano il ragazzo direttamente con le più diverse forme di operatività e lo guidino alla elaborazione personale di definizioni e di regole.
BIBLIOGRAFIA
- il materiale per l’insegnamento della matematica, autori vari, La nuova italia,Fi
- didattica euristica della matematica,Pedro Puig Adam, Uciim, Roma
- sull’apprendimento della matematica a livello di scuola media,c.d.n.s.m.,Roma
- l’apprendimento della matematica,autori vari, Pitagora editrice,Bo
- geometria operativa, Rosa Rinaldi Carini, Arti grafiche Stibu, Urbania (Pu)
- la geometria delle curve, Scuola Normale Superiore di Pisa,Carte segrete,Roma
- i racconti di Numeria, Nuova Argos edizioni, Roma
- Luca Pacioli e la matematica del Rinascimento, Giunti editore, Fi
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Origami e geometria, Luisa Canovi, Demetra S.r.l., Bussolengo (Vr)
A cura del prof. Renzo Baldoni- Direttore del Museo di Informatica e Storia del Calcolo e docente presso l’Istituto Comprensivo di Pennabilli.